Testo e fotografie di Giovanni Innella
Questo è Alessane. Ha trascorso gran parte della sua vita a trasformare barili per petrolio e per sostanze chimiche in annaffiatoi.
Testo e fotografie di Giovanni Innella
Questo è Alessane.
Ha trascorso gran parte della sua vita
a trasformare barili
per petrolio e per sostanze chimiche
in annaffiatoi.
La tecnica da lui utilizzata e migliorata nel corso del tempo è davvero interessante: tutto ciò di cui necessita è un martello, delle cesoie e, ovviamente, vecchie lattine. Non salda nulla, neppure inchioda, semplicemente piega e lavora a martello i fogli di metallo, creando legami solidi e addirittura resistenti all’acqua. La sua attività ha avuto successo fin quando il paese non è stato inondato dagli oggetti realizzati in plastica, tra i quali anche gli annaffiatoi. Questi risultano essere più leggeri, più resistenti e colorati – caratteristica importante in Burkina Faso – rispetto agli annaffiatoi costruiti da Alessane.
Nel 2009 e nel 2010 mi ritrovai a installare una connessione internet aperta nella città di Ouahigouya, nel nord del Burkina Faso, proprio a pochi metri dalla casa e bottega di Alessane. Provai a spiegagli cosa fosse internet e fallii miserabilmente, ma Alessane capì perfettamente cosa potesse fare internet per lui.
Gli annaffiatoi realizzati da Alessane a partire da barili di petrolio, qui rimasti ancora invenduti.
Modello in plastilina di una sedia realizzato da Giovanni e Alessane.
Vendendo i suoi prodotti in tutto il mondo
poteva risultare più facile per lui
raggiungere l’obiettivo di 100 dollari mensili
Vendendo i suoi prodotti in tutto
il mondo, poteva risultare più facile per lui
raggiungere l’obiettivo di 100 dollari mensili
In un mondo iperconnesso, Alessane ha un grande punto a suo vantaggio: può sostenere la sua famiglia con circa 100 dollari al mese. Vendendo i suoi prodotti in tutto il mondo poteva risultare più facile per lui raggiungere l’obiettivo di 100 dollari mensili. Perciò insieme pensammo a una sedia realizzata con le stesse tecniche e con gli stessi materiali da lui impiegati nella costruzione dei suoi annaffiatoi.
Inizialmente provammo a comunicare mediante schizzi, ma pareva non riuscissimo a comprendere l’uno i disegni dell’altro. Così decisi di stampare l’immagine della sedia Lockheed di Marc Newson, perché pensavo potesse servirgli come ispirazione. Ma vedere l’immagine stampata di quella famosa sedia emergere dalla cassetta degli attrezzi di Alessane mi fece rendere conto di quanto grande fosse la distanza tra il contesto locale e il significato/valore di quella sedia. Nonostante i suoi 1,6 milioni di dollari, la sedia Lockheed sembrava essere insignificante agli occhi di Alessane e «neppure molto bella», come disse lui. A quel punto, modellammo insieme un blocco di plastilina. Curiosamente Alessane mi chiese le misure precise, sebbene avesse ammesso di non lavorarci mai con le misure. Da buoni artigiani, costruimmo due modelli in scala prima di lavorare su un prototipo a grandezza naturale. Il risultato era abbastanza soddisfacente, ma rivelava ancora molti problemi strutturali ed estetici. Il secondo tentativo era decisamente migliore: più solido, più stabile, con proporzioni migliori.
Il prototipo finito di Burkina Chair
Allo stesso modo abbiamo lavorato
con artigiani della pelle che hanno sviluppato
nuovi prodotti da vendere in tutto
il mondo tramite internet
Allo stesso modo abbiamo lavorato
con artigiani della pelle che hanno sviluppato
nuovi prodotti da vendere in tutto
il mondo tramite internet
Purtroppo Alessane non sa leggere né scrivere e il suo francese parlato è molto limitato. Per facilitare la sua interazione col web abbiamo pensato a un software che traduce gli ordini in semplici illustrazioni che Alessane può comprendere senza problemi. L’indirizzo del cliente compare in una sezione del foglio stampato. Gli ordini vengono stampati automaticamente, così Alessane può vedere cosa è stato ordinato e può avviare la produzione. Una volta ultimati, gli oggetti sono pronti per essere spediti e Alessane ritaglia l’indirizzo del cliente, lo attacca sul pacco e procede con la spedizione.
Allo stesso modo abbiamo lavorato con artigiani della pelle che hanno sviluppato nuovi prodotti da vendere in tutto il mondo tramite internet. Mentre molti aspetti tecnici e questioni pratiche come la spedizione e i metodi di pagamento dovevano ancora essere trattati, il concetto è risultato interessante e ha motivato la comunità locale ad approcciarsi a internet come una tecnologia, un mezzo e un’opportunità.
Il progetto di Giovanni e Alessane ha previsto anche una procedura specifica di ricezione e spedizione degli ordini. Gli ordini ricevuti via internet vengono tradotti, tramite un software dedicato, in un documento contenente delle icone riconoscibili da Alessane.
Un esempio di ordine illustrato, documento nel quale compare anche l’indirizzo del destinatario.
Il progetto di Giovanni e Alessane ha previsto anche una procedura specifica di ricezione e spedizione degli ordini. Gli ordini ricevuti via internet vengono tradotti, tramite un software dedicato, in un documento contenente delle icone riconoscibili da Alessane. In quest’ultima immagine, un esempio di ordine illustrato, documento nel quale compare anche l’indirizzo del destinatario.
Altri progetti includevano la creazione di servizi basati su internet che potevano essere utili a livello locale. Uno di questi consisteva nell’allegare l’ID Skype dei musicisti locali ai tamburi che questi vendevano ai clienti stranieri, così da consentire lezioni remote una volta che i visitatori fossero rientrati nei loro Paesi. Un’altra proposta prevedeva la creazione di una mappa Google che fornisse il contatto telefonico di una guida locale per vari luoghi di particolare importanza per la comunità autoctona, permettendo così ai visitatori di accedere alle storie e alle informazioni del posto. Insieme ad un gruppo di locali abbiamo anche immaginato un’agenzia virtuale che organizzi e progetti passeggiate nelle più importanti città del mondo utilizzando Google Street View, consentendo la scelta collettiva di destinazioni e itinerari. Sfortunatamente, ulteriori passi avanti nei progetti sono stati bloccati per ragioni di sicurezza connesse ai conflitti bellici nella regione.
Questa serie di progetti e workshop – raccolti sotto il titolo Made in Burkina – ci ha consentito di esplorare la cultura locale. Abbiamo avuto accesso a un livello di informazioni che altrimenti non avremmo mai conosciuto. Assieme all’acquisizione di informazioni sull’uso di internet, il vero scambio di conoscenza è stato quello riguardante le ambizioni, le paure e i sogni della gente del posto.
Altri prodotti sviluppati da Giovanni e Alessane.
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Giovanni Innella è un ricercatore, designer e curatore di fama internazionale. Lavora presso la VCUarts in Qatar. La sua ricerca spesso si concentra sul concetto di valore, analizzando e criticando i meccanismi del capitalismo contemporaneo.
Articolo tradotto da Carmen Bruscella.
Si ringrazia Gianluca Galante per l’editing
del testo in italiano.